“Nessuno siamo perfetti” – Il vero volto di Tiziano Sclavi, il creatore di Dylan Dog

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Qualche mese fa mio fratello Marco mi fece vedere un film documentario di Sky Arte incentrato sulla figura di Tiziano Sclavi, il creatore di Dylan Dog, intitolato “Nessuno siamo perfetti”.

E’ un titolo che verrà spiegato poi alla fine, attraverso il particolare modo di parlare di Sclavi.

Chi, come me, è cresciuta con l’indagatore dell’incubo deve moltissimo all’opera dell’autore pavese.

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Da non amante dell’horror, mi innamorai di Dylan Dog nel 1990 in campeggio, leggendo per la prima volta “L’alba dei morti viventi”, una ristampa e “Goblin”, un inedito uscito in quell’agosto.

Mio fratello Marco riuscì a portare a casa, dal campeggio dove era andato lui, un altro numero e da allora iniziammo a fare la collezione, recuperando il recuperabile e andando anche all’Horror Film Fest nel 1993.

Il documentario su Sclavi svela il volto di un uomo sofferente, che ne ha passate davvero tante, forse troppe.

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Ex Alcolizzato con manie depressive, Sclavi è un timido che non si sente questo grande autore, anche perché lui sostiene di aver scritto le sue opere migliori sotto l’influsso dell’alcol.

Con il suo personaggio più famoso ha in comune l’essere vegetariano, anche se Sclavi lo è ai limiti dell’ascetismo ( mangia una volta al giorno pane e formaggio, ritenendo il cibo una perdita di tempo) e appunto ex alcolista, nonché la sua passione per il modellismo, la musica e gli animali, ha infatti diversi gatti.

Prova un odio/amore per la campagna e ha scoperto il metal proprio grazie a Dylan.

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A differenza di Dylan, Sclavi ha un pessimo rapporto con la madre, cosa che si evince leggendo con attenzione svariati albi dell’indagatore dell’incubo. Se ci fate caso, infatti, le madri spesso sono le cattive della situazione e per loro difficilmente c’è possibilità di redenzione.

Mi ricordo che già da adolescente avevo notato questa esagerazione anche per situazioni dove queste madri avevano comunque delle attenuanti per i loro comportamenti.

Non sembra essere così severo con la figura paterna, invece, nonostante il padre di Dylan o meglio la sua parte oscura sia una sorta di diavolo.

Tra le persone intervistate in questo documentario amici di vecchia data di Sclavi, tra cui un’anziana giornalista: “Ho conosciuto sua madre e posso dire che non era così pessima come Tiziano la dipinge.”

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Personalmente non mi sento di giudicare. Se Sclavi è arrivato a provare questa antipatia feroce per la donna avrà avuto i suoi buoni motivi.

Pare che la madre lo abbia ostacolato nella sua passione artistica, rendendolo in parte, l’uomo insicuro che è ancora adesso.

L’autore di Dylan ha voluto rifugiarsi in campagna, lontano da tutto e da tutti, ascoltando poco o niente le notizie, perché “Mi tengo ben lontano dalle vostre cazzate.”

So che a molti sembrerebbe una frase da arrogante, non credo che lo sia.

Sclavi ha bisogno di stare solo, di ricomporre la sua vita e ha voluto evitare di scrivere per anni, anche per uscire dalla sua ossessione, l’alcolismo.

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Il grande successo di Dylan lo travolse. Non se l’aspettava e si ritrovò, a cavallo degli anni 80-90, a scrivere 15 numeri contemporaneamente. Roba da mandare in esaurimento chiunque.

Per Dylan lasciò altri fumetti a cui teneva, tra cui Mister No e Zagor, ormai travolto dal successo della sua creatura.

Cosa affascinava e affascina di Dylan?

Io, Silvia, posso rispondere per me.

Dylan è un eroe anti eroe.

Non è senza macchia e senza paura.

Lo abbiamo visto più volte dimostrare di avere sentimenti di paura, di angoscia, di rabbia e dolore.

A volte ha anche sfiorato il cinismo.

Altre volte è stato un sognatore irrecuperabile.

Malinconico, visionario, tenace, affascinante.

E ogni volta che ha una donna si innamora.

Non è il classico tombeur de femme.

No si innamora, finendo per essere regolarmente piantato.

Anche volendo è difficile non essere attratte da questo eroe della sfortuna.
Quando io, Simona, mi sono imbattuta in Dylan Dog era già abbastanza conosciuto e girava tra i miei coetanei. Non riuscivo a capire perché avesse così tanto successo. Leggendolo, ho compreso.
Dylan è un personaggio che ha una fortissima sensibilità e questa la vive senza sconti. Quello che fa, le situazioni in cui si caccia, agisce suo malgrado. E’ il classico tipo che non ha pregiudizi, che conosce il dolore in qualsiasi forma si presenti e non lo sminuisce, anzi. Non ha paura del diverso, è un tipo pieno di pietas, capace di imparare da chiunque persino da un ragazzino; non ha paura di mostrarsi fragile, di piangere e autodistruggersi per la morte di qualcuno; non teme di sembrare vigliacco se qualche volta desidera essere diverso da un indagatore dell’incubo. Non è decisamente lo stereotipo di eroe che può sbaragliare tutti e può fare tutto. Anzi, troppo spesso si trova di fronte all’inevitabilità di certi eventi anche se lui ha fatto tutto il possibile perché non si compiano. Ecco dove sta la sua bellezza. Nell’essere profondamente umano con i suoi pregi e i suoi difetti.

Un’altra cosa interessante del documentario sono i continui riferimenti ad uno degli albi più riusciti del periodo d’oro di Sclavi, Memorie dall’Invisibile.

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Una storia triste, devastante, in cui l’amore poetico di un tenero uomo, così diverso da non essere neanche notato da sua madre, verso una donna altrettanto dolce, Eileen costretta a fare la vita di strada, si scontra con la brutalità e la violenza della vita di tutti i giorni.

E proprio le donne di strada chiedono aiuto a Dylan, che, finisce per innamorarsi di una di loro, Bree Daniels, dall’apparenza cinica e dura, la quale viene travolta dal fascino discreto del nostro eroe.

L’indagatore dell’incubo risolverà il caso, dipanando una matassa davvero ingarbugliata.

Più e più volte durante il documentario vengono citati pezzi di questa storia, affascinando lo spettatore e riportandoci alle atmosfere malinconiche di una Londra plumbea e triste.

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Sclavi, interrogato su questo albo, ritiene che sia una storia comune, non si sente neanche uno scrittore e terminerà l’intervista dicendo:

“Nessuno siamo perfetti. Abbiamo tutti i nostri difetti.” il tutto accarezzando uno dei suoi animali.

A fine ottobre è uscito “Dopo un lungo silenzio”, il nuovo albo di Dylan Dog, che, come dice lo stesso titolo, è stato scritto da Sclavi dopo un lungo silenzio.

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Per chi non lo sapesse attualmente il curatore di Dylan Dog è Roberto Recchioni, che anni fa ricevette la “benedizione” di Sclavi, come suo erede.

Recchioni ha reinventato il personaggio, riportandolo alle origini e nel contempo dandogli nuovi impulsi e nuova verve.

Nel documentario si evince la sua enorme ammirazione per Sclavi e la sua passione per Dylan.

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Ci terrei a chiudere questa recensione con un gustoso aneddoto riguardante l’amico rivale Alfredo Castelli, aneddoto presente proprio in “Nessuno siamo perfetti.”

Castelli è l’autore di Martin Mistere, altro fumetto di successo della Sergio Bonelli Editori, anche se non ha mai raggiunto la nomea di cult come Dylan Dog.

I due hanno anche collaborato insieme in due numeri speciali, in cui Dylan e Martin si incontrano: “Ultima fermata: l’incubo” e “La fine del mondo.”

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L’enorme fama dell’amico e della creatura dell’amico ha reso bonariamente invidioso Castelli che nel documentario dice:

“Secondo me io e Tiziano moriremo insieme. Così tutti i giornali parleranno di lui. E a me dedicheranno solo un trafiletto: Ah sì è morto anche Castelli.”

E’ buffo pensare che Sclavi è stato travolto da una fama che non ha né cercato né voluto mentre Castelli pur ammirando tantissimo l’amico, la vorrebbe.

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Silvia Azzaroli

Sono una Scrittrice perché quando scrivo mi sento viva e posso visitare nuovi mondi e nuove terre;

Il mio motto è:
"Siamo universi dentro altri universi." (Ho Sognato Babilonia)

Adoro camminare e andare in bici;

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Star Wars/Trek Geek, Proud Hamster, Fringie, Whoovian, MCU Fan, Sci-Fi Geek;

Amo la Fantascienza, che per me è il genere per eccellenza ma apprezzo anche i Noir, i Romanzi storici, i Saggi e il Fantasy;

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L'elenco dei film preferiti sarebbe infinito posso solo dire che amo tanto il cinema indipendente che i kolossal, basta che mi lascino qualcosa di positivo dentro l'anima e il cervello;

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Sono affascinata dalla Scienza anche perché volevo diventare medico .
Adoro figure storiche femminili che si sono contraddistinte in questo campo,
in particolare Sabina Spierlein (madre della psichiatria moderna),
Margherita Hack grande astrofisica italiana),
Samantha Cristoforetti (Geniale astronauta italiana).

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